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oggi è il Dantedì, la giornata dedicata al sommo poeta. Di seguito alcuni link utili

Divina Commedia, Canto V, versi 73 - 84 / 127 - 142
[...] «Poeta, volentieri
parlerei a quei due, che 'nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggieri».
Ed elli a me: «Vedrai, quando saranno
più presso a noi; e tu allor li prega
per quello amor che i mena; ed ei verranno».
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: «O anime affannate,
venite a noi parlar, s’altri nol niega!».
Quali colombe, dal disio chiamate,
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere dal voler portate;
...
Noi leggiavam un giorno per diletto
di Lancillotto come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».
Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangea, sì che di pietade
io venni men così com’io morisse;
e caddi, come corpo morto cade.

Dante Gabriel Rossetti: "Paolo e Francesca", particolare, 1862

G. Doré, illustrazione del Canto V della Divina Commedia, 1861 circa
Commento - questo importantissimo Canto è forse tra i più celebri della "Divina Commedia" poiché narra una vicenda di amore e di violenza che tanto dovette impressionare Dante. La storia è quella di Francesca da Polenta e Paolo Malatesta, appartenente alla nota famiglia nobiliare riminese. Questi due giovani furono uccisi da Gianciotto Malatesta, fratello di Paolo, che reagì in modo violentissimo una volta scoperto il loro amore. I due amanti sono puniti nel girone dei "lussuriosi" ossia coloro che in vita non seppero dominare la passione e le pulsioni amororse. Sono puniti secondo la pena del contrappasso per analogia: come in vita si lasciarono trasportare dal turbine delle passioni, così nell'Inferno (Paolo e Francesca si trovano infatti in un girone infernale) sono travolti in una sorta di tempesta con altri personaggi storici (ad esempio Didone, la regina di Cartagine innamorata di Enea). C'è però una particolarità, Paolo e Francesca scontano questa pena assieme, abbracciati nel turbine per l'eternità.
Dante, accompagnato dalla sua guida Virgilio, parla con Francesca (Paolo nasconde il volto tra le braccia di lei) la quale narra tutta la vicenda nei dettagli, soprattutto racconta il modo in cui è sbocciato l'amore tra lei e Paolo (leggendo cioè un'altra storia d'amore, quella tra Lancillotto e Ginevra, moglie di Re Artù). Dante è totalmente turbato da questa narrazione, tant'è che ad un certo punto si sente mancare.
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La Divina Commedia è un poema scritto da Dante Alighieri agli inizi del '300 (nel 1304, secondo molti critici), è suddivisa in tre cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ogni cantica è composta da 33 canti, tranne l'Inferno che contiene un canto in più che funge da proemio:
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"Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita"
[...]
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Metro: terzine incatenate di endecasillabi (verso di 10 o 11 sillabe accentato fisso sulla decima sillaba (la lettera rossa nei versi precedenti segna la 10^ sillaba)
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Stile: la Divina Commedia contiene moltissime figure retoriche (allegorie, metafore, similitudini ecc.). Nei versi studiati troviamo:
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perifrasi: ai versi 97-98, per indicare la città di Ravenna
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metafora: v. 107, in cui l'autore esprime il concetto di spegnere la vita
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metonimia: v. 137, Galeotto fu il libro (in riferimento al personaggio di Galehaut)
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